Non credente: vorrei... - L'alfabeto dell'anima di don Prospero

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L'alfabeto dell'anima
di don Prospero Bonzani
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Non credente: vorrei...

N > Non credente
Gv.1,11: "I suoi non l'accolsero".
Vorrei scriverti una lettera d'amore, caro fratello incredulo, per svelarti i sentimenti che palpitano per te nel mio povero cuore.
Mi sento in difficoltà come un sano che va a visitare un malato: la fede è la mia salute. Perchè tu no? Ti sono molto vicino, perchè la mia fede convive nel mio cuore con il sospetto: altrimenti sarebbe superficiale, scontata.
Ti sono riconoscente, perchè la tua incredulità mi costringe a meravigliarmi e ringraziare, per la mia fede. Tuttavia ti domando rispetto per la mia fede: un po' come ti domando il pudore per il mio corpo; è infatti una parte di me più intima della mia carne.
Ma penso che dovresti desiderare di spogliarmi l'anima per spiare l'oggetto misterioso della fede, se vuoi conoscere davvero me. Un po' come la sposa che vuol rivelare il suo corpo allo sposo.
Sarei contento se tu provassi davvero il sentimento della paura davanti alla vita: la fede certo nasce dalla paura. Ma la paura è salute. La sicurezza malattia, davanti al mistero grande della vita.
Vorrei invitarti alla ribellione davanti alla morte. Vorrei invitarti a ricordare senza vergogna il presepio e le preghiere che ti insegnava la nonna: non c'era forse nascosta, sotto il velo della favola, la chiave del mistero della vita?
Vorrei invitarti a guardare un fiore e una stella a occhi chiusi, ed anche il mio sorriso, per sperimentare che l'essenziale è invisibile agli occhi.
Vorrei inginocchiarmi con te davanti a un bambino appena nato malato inguaribile per stringere insieme una puntura di veleno mortale e domandarci perchè no.
Vorrei domandarti perdono per le mani e soprattutto per il volto dei credenti. Gandhi, dopo aver letto il Vangelo, voleva diventare cristiano. Ma rinunziò guardando il volto dei cristiani: troppo raramente li scoprì felici.
Vorrei incontrare con te qualche persona davvero amica del Signore, un missionario sepolto nelle favelas, una mamma che cura con gioia il figlio malato che non la può conoscere, vorrei fissare con te i nostri occhi negli occhi di S. Francesco o di frère Roger, di Madre Teresa, di Charles de Foucauld, per scrutare se nei loro sguardi visibili scopriamo la traccia dell'invisibile.
Vorrei non offenderti rivelandoti, che, se credi nell'Amore gratuito più che nel denaro e nella salute, forse allora sei credente anche tu, forse più di me!
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