Dolore: che mistero! - L'alfabeto dell'anima di don Prospero

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L'alfabeto dell'anima
di don Prospero Bonzani
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Dolore: che mistero!

D > Dolore
 
Ger.20,18: "Sono uscito dal seno di mia madre per vedere il dolore"
 
Voglio sentirti d'accordo con la sensazione che mi nasce in cuore quando penso che più le domande sono senza risposta, più sono importanti e ineludibili: chi di noi, per esempio, saprebbe rispondere con scientifica precisione alla domanda del perchè ha amato la persona della sua vita, scegliendola allora e riscegliendola oggi tra le tante più interessanti che ha incontrato?
 
Voglio scegliere i miei amici più veri tra le persone impietrite dalle domande senza risposta!
 
Anche tu, Signore, non mi rispondi confidandomi la formula matematica del senso del dolore, ma in questa sconcertante e perfino imbarazzante pagina evangelica, Tu riesci a mettere in rapporto la disgrazia con la conversione.
 
Fammi intuire quanto selvaggio e crudele sarebbe questo mondo, eterno bengodi, senza la trafittura del dolore. Fammi capire quanto disgraziato sia colui che non ha mai incontrato la disgrazia sui passi del suo cammino! Fammi ricordare come solo chi ha pianto sappia asciugare le mie lacrime!
 
Fammi osservare quanto sorridente e vuoto sia il volto del bambino che da papà e mamma ha avuto tutto, dal videogioco all'affetto, tranne uno schiaffo!
 
Scampami dal pericolo di non accorgermi del tuo tranello d'amore nascosto nel dolore, lasciandomi affaccendare nel riparare urgentemente la vettura della mia vita, senza "perdere il tempo" per prendere fra le mani la mappa dell'esistenza e rifare il punto per ripuntare la meta.
 
Tu mi dici in queste pagine che lo scacco vuole provocarmi alla conversione. Impietosiscimi di quelle folle di ammalati nell'ospedale che null'altro aspettano che poter uscire e tornare come prima, proprio come lo spacciatore in carcere aspetta il trascorrere dei giorni per tornare tale e quale al suo mestiere di morte.
 
Pota, Signore, senza pietà l'albero della mia vita. Innestalo con il trapianto della tua croce, per fiorire fiori altrimenti impensabili!
 
Fà del mio dolore, strumento di conversione, per cogliere, nella perdita di qualcosa, la caducità di tutto, afferrando senza stringerle, le cose e le persone davvero importanti che mi restano!
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