Sordità: alla voce del mio cuore "Si aprirono in quei giorni le orecchie dei sordi"
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Is 35,5: "Si aprirono in quei giorni le orecchie dei sordi".
D) Quando ho messo a fuoco che cosa precisamente sentivo quella volta che mi è parso di essermi innamorato/a. O quando mi è parso che un'altra persona si innamorasse di me, sia che io corrispondessi, sia che no.
E) Quando ricordo di aver più intensamente conosciuto l'esperienza del dolore, sia fisico che morale, come ho reagito con me stesso, con gli altri, con lo sguardo sul mio futuro, con il mio sguardo sul mondo attorno a me...
F) Ricordo anche quella volta in cui ho più intensamente avvertito un senso di colpa, verso gli altri, verso me, verso la Storia, verso Dio. Mi sono usato misericordia o mi sono distratto o ho reagito puntigliosamente contro me stesso.
G) L'esperienza del tradimento affettivo, amicale. Ho esercitato la compassione, ho vissuto l'avvilimento, ho desiderato la ripicca, ho maturato un atteggiamento genericamente pessimista, ho tentato evangelicamente di amare il "nemico"...
H) Quella volta mi sono accorto espressamente che fuggivo dall'ascolto di me stesso, per non darmi torto, per non sentirmi sconfitto, per non perdere la faccia davanti agli altri, per non avvertire la spaccatura dentro me stesso, per non riuscire a nascondermi davanti a Dio... normalmente uso questi sistemi per allontanarmi dall'ascolto di me stesso.
I) Ma proprio quando mi accorgo che sto fuggendo da me stesso, proprio allora mi ricordo che ho precedentemente affidato ad una persona, coetanea o adulta, la vigilanza sulla mia vigilanza su me stesso. Forse l'ho fatto espressamente, forse tacitamente. Forse, e sarebbe la soluzione migliore, ce lo siamo reciprocamente promesso davanti al Signore.
L) Quella volta mi sono accorto che chi mi ascoltava si accorgeva che le mie parole fiorivano da un silenzio ed un ascolto profondo di me stesso... ed io stesso mi sono accorto quando qualcosa di simile accadeva ad un'altra persona.
M) Quella volta l'ascolto di me mi portava a verificare che io non sono uno solo ma almeno due: quello che l'istintualità mi suggerisce e quello che il mio vero bene, la voce della mia coscienza illuminata mi stava dicendo. Ho ricordato la frase di Paolo quando afferma che: "sento le cose migliori e vivo quelle peggiori".