Dolore: a cosa serve? - L'alfabeto dell'anima di don Prospero

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L'alfabeto dell'anima
di don Prospero Bonzani
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Dolore: a cosa serve?

D > Dolore
 
 
Mc 8,34: "Chi vuol essere mio discepolo prenda la sua croce e mi segua."
 
Grazie, Signore, per il mistero del dolore. Il dolore della scomparsa di una persona cara; per il crollo dei sogni più lungamente sognati, per un vero o presunto tradimento della persona più fidata; per la lama tagliente e inesorabile della malattia, per lo spavento della solitudine, per la rabbia davanti a questo mondo assassino e suicida, per la delusione di un figlio che tradisce le tue speranze, per il dramma della disoccupazione e dello sfratto
 
Ma perchè, Signore, ci hai detto "chi vuol essere mio discepolo prenda la sua croce e mi segua"? Perchè mi obblighi a riconoscere una grazia in quello che tutto il mondo fugge come una dis-grazia, questo enigma del dolore? Perchè poi tu stesso, che potevi salvarci con un sorriso, hai scelto il dolore per amore sulla tua croce? Con che coraggio possiamo ripetere davanti ai sempre sorridenti e scodinzolanti schermi televisivi: "beati quelli che piangono"?
 
Grazie, Signore, perchè senza il trabocchetto del dolore non mi sarei mai fermato nella mia frenetica corsa verso non so dove. La spina del dolore mi ha obbligato a fermarmi, a domandarmi dove andavo, a pormi le domande su quello che conta e quello che non conta, alla fine dei conti! Come non augurare a quelli che veramente amiamo l'esperienza maturante del dolore? Come salvarli, se non col dolore, da una vita banale ed egoista? Veramente disgraziato chi non è stato toccato da alcuna disgrazia!
 
Grazie, Signore, davanti alla domanda senza risposta del perchè il dolore, mentre il nostro corpo insegue il piacere e il nostro cuore domanda felicità, questo improvviso, insolubile enigma mi obbliga a dirmi che se c'è un Dio più grande di me, allora la vita potrà, nonostante il dolore, avere un senso che Lui solo conosce e io conoscerò presso di Lui. Ma se al mondo ci siamo solo noi e misuriamo sui piatti della bilancia universale dolore e felicità, come non chiamare maledetto il giorno in cui siamo nati?
 
Grazie Signore, per l'imprevista libertà che il dolore mi regala: di quante cose pensavo di avere assoluto bisogno, dalla stima, al benessere, alla sicurezza economica, a quell'affetto ritenuto indispensabile, della salute in piena forma, dell'eterna giovinezza.... Quante cose il dolore mi ha fatto cadere dalle mani, finalmente libere di stringere la cosa che più conta: l'Amore! L'Amore di chi amo, l'Amore di chi mi ama, il Tuo Amore, Signore!
 
Grazie Signore, perchè il dolore mi fa capire che non siamo stati creati per vivere come viviamo. Qualcosa scricchiola nella nostra vita, personale e collettiva! Sarà forse il dolore il "vetrino spia" di un qualche peccato, chiamiamolo "originale", o collettivo, o "del Sistema": è in quel momento che prendiamo coscienza di come la nostra vita di uomini sia in effetti una vita di belve!
 
Grazie, Signore, per lo sgomento che mi assale soprattutto davanti al dolore innocente e inconsapevole: il bambino e il pazzo. Tu mi dici che esiste una "comunione dei Santi" ma prima ancora viviamo la "comunione dei peccatori". Il tuo Sangue e il sangue dei Santi, il sangue di chi crede nell'amore come senso della vita, ecco che irrora di bene il tuo Corpo misterioso. Il mio, il nostro peccato l'avvelena, chissà nel cuore, nel corpo di chi?
 
Grazie, Signore, per la croce del dolore che stronca la mia presunta indipendenza. Io mi voglio bastare a me stesso. Quanto glaciale questo mondo di autosufficienti, asserragliati nella prigione della propria famiglia o addirittura nel carcere di se stessi! Ma il dolore mi inginocchia a stendere la mano mendicante di amore. L'Università può essere scuola di superbia. L'ospedale di umiltà.
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