Incoerenza: dopo la visione
I
2Cor 4, 7: "Portiamo questo tesoro in vasi di creta".
Mettimi,
Signore, alla scuola di uomini e donne abitati di interiore, luminosa sapienza,
così da accendere nel mio cuore il ricordo inestinguibile delle scintille di
luce che hai scoccato lungo i miei passi.
Mi sono esaltato per un momento palpando
nella mia anima il fremito di quando mi porgevo ai tuoi occhi, ma ho preferito
sùbito gettarmi a occhi chiusi e cuore spento nelle braccia di chi mi
abbracciava senza nuove pretese di bellezza.
Mi sono stupito davanti allo spettacolo dell'armonia interiore che i
momenti di preghiera intensa e personale mi regalavano, ma poi mi hai fatto
paura e mi sono rifugiato nel rumore che mi nascondeva a me stesso.
Mi hai incantato nell'esperienza dilatante
dell'incontro profondo e trasparente con il cuore di chi riusciva a rimanere in
silenzio accanto a me e davanti a te. Ma la fatica della bellezza mi ha sùbito
risospinto verso la banalità di una pacca sulla spalla.
Mi hai accolto
nell'abbraccio esaltante di una Eucaristia collettiva in mezzo al tuo Popolo,
ma il mio cuore piccino mi ha risucchiato in una preghiera intimista, comoda,
gratificante, individuale, rassicurante. Mi hai profumato con il fiore della
castità, insegnandomi ad accostarmi nel rispetto al cuore invisibile delle
persone che amo, ma mi sono ritrovato d'improvviso ad afferrarne violento il
corpo visibile senza visitarne il santuario interiore.
Grazie, Signore Gesù, perchè una circostanza
eccezionale mi ha fatto scoprire eccezionale al di sotto delle mie banalità.
Ma ancor più
grazie perchè il ricordo di quell'attimo mi ha fatto sognare di poter essere io
normalmente eccezionale nelle circostanze comuni della mia vita. Vita quotidiana
sempre, vita qualunque mai più!