Successo: fallace
S > Successo
Sal 21:
"Mio Dio, mio Dio, perchè mi hai abbandonato".
Quale
sofferenza più grande, Signore, più acuta ancora dei chiodi nelle tue mani, più
acuta perfino della vista che di
lassù, dalla Croce, avrai avuto di un mondo e di una storia che sarebbero
sembrati scorrere come se nulla
fosse cambiato al tuo passaggio ... quale
sofferenza più acuta del sospetto che la tua umanità può aver avuto, di essere
abbandonato dal Padre in braccio alla più abissale solitudine?
Ciascuno di
noi, Signore, ha provato, un pò come te, il dramma della solitudine e
dell'abbandono: quel momento tragico in cui avverti il vuoto attorno a te e ti
sembra di essere l'unica persona sulla faccia della terra.
Quel momento
in cui avverti forse anche i rumori e gli spintoni della folla, ma tu non sei
niente per nessuno, e tutti ti passano accanto come se tu assolutamente non
esistessi.
In quel
momento ti assale la trafiggente tentazione di desiderare di non essere mai
nato. Perchè se nessuno si
accorge di te vuol dire che neppure tu hai qualche ragione per stimarti e per
essere contento di vivere!
E in quel
momento drammatico dell'abbandono in braccio alla solitudine, la paura sana che
abita in fondo al tuo cuore lancia un urlo di soccorso, un'invocazione d'aiuto,
forse prima alla mamma, poi al figlio, poi al coniuge. E se nessuno risponde,
una forza prepotente e misteriosa urla verso Qualcuno che ci deve assolutamente
essere, altrimenti la vita giocherebbe come il topo con il gatto, che si
diverte a lasciargli qualche possibilità, per gustarlo più tremante fra le
zanne.
E il momento
dell'abbandono più totale, oscuro, drammatico, lancinante, tu l'hai provato,
Signore, là dove la prova ciascuno di noi: in punto di morte!
In quell'attimo
supremo ciascuno di noi avverte che, accatastato in un angolo dietro il
paravento di una corsia d'ospedale, o attorniato dai figli abbraccianti in
lacrime, in ogni caso, ciascuno di noi si avverte irrimediabilmente solo e
abbandonato: nessuno, per quanto mi ami e per quanto lo desideri, assolutamente
nessuno può tenermi per mano in quell'ultimo passo. Ciascuno di noi nasce e
muore da solo, e in qualche misura vive da solo.
E da questa
solitudine esistenziale profonda che noi lanciamo l'urlo ad una compagnia che
ci deve essere: la compagnia di Dio. "Se mi hai voluto, ora che anche mia
madre deve abbandonarmi, adesso non mi puoi abbandonare anche Tu!"