Confessione: sacramentale
C
Gv 20,23: "a chi rimetterete i peccati..."
Grazie Signore
perchè tu hai detto a dei peccatori come tutti: "andate e perdonate i
peccati...a chi in terra... così in cielo": tu non volevi perdonarci
soltanto nella solitudine equivocabile dell'incontro individuale con te, ma ci
regalavi l'esperienza di essere abbracciati visibilmente dalla tua Chiesa,
nella persona di un altro peccatore da te consacrato.
Grazie per
questo tuo perdono visibile e personale nel Popolo di Dio senza perderci
nell'anonimato di una assoluzione collettiva "nel mucchio".
Grazie per
questo incontro con un peccatore come me, nelle cui mani hai deposto la grazia
del Sacramento, così diverso dalla pur preziosa consulenza con lo psicologo e
diverso perfino dall'indispensabile frequentazione di un "direttore
spirituale".
Illumina, Signore, la mia coscienza e rendimi leale alle sue risposte
quando mi distingue il bene dal male. Mi accompagni per sempre l'abitudine
serale a non chiudere mai gli occhi nel sonno prima di averli spalancati per
fissare il tuo sguardo, inesorabile e misericordioso, davanti alla moviola
della mia giornata. Ma scampami dal pericolo di mangiare anch'io il
"frutto proibito dell'albero della conoscenza del bene e del male,
facendomi legge a me stesso, arbitro insindacabile nella partita della mia
vita: la creatura è creata libera
di seguire le vie di pienezza scritte dal Creatore nel DNA dell'anima o di
farsi e smontarsi da sè, "come se Dio non fosse".
Aguzza il mio
sguardo per abbassare la maschera del mio presunto personale giudizio: troppo
spesso mi illudo libero obbedendo, fedele marionetta stretti i fili fra le dita
del Sistema, servo del Denaro.
Insegnami a
non paralizzarmi davanti alla confessione delle mie fragilità sul fronte della
"purezza", ampliandomi l'orizzonte sul ben più vasto fronte dei
peccati contro la carità, contro la generosità e contro la fede. I peccati
soprattutto di omissione, quando "vivo e lascio vivere, cioè lascio
morire".
Fammi
intravvedere la preziosità del tuo perdono, pur nella insostituibile povertà
del segno sacramentale, sentendomi in quel momento misteriosamente inzuppato da
"questo è il mio sangue, versato per voi in remissione dei peccati".