Accoglienza dell'ospite, nella casa; nel cuore
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1Pt. 4,9: "Praticate l'ospitalità gli
uni verso gli altri"
Fammi attento anzitutto all'equivoco del nome stesso con cui indichiamo la
casa: "appartamento". Non voglio usare la mia casa per
"appartarmi", ma per incontrare. Per incontrare davvero anzitutto chi
l'abita e poi gli ospiti.
Ricordami la pratica cristiana antica e poi
monastica di sempre, secondo cui accogliere l'Ospite è accogliere Te: voglio
provare a ricordarmene ogni volta che squilla il campanello alla porta o al telefono.
Ricordami intensamente come io stesso abbia gioito ogni volta che ho trovato
accoglienza nella casa, nella conversazione, nella compagnia, nel cuore di
qualcuno! Voglio provare a restituire quella gioia! E se conosco invece la
sofferenza amara dell'accoglienza respinta, nella casa, nel gruppo, nel cuore,
proprio per questo voglio evitare agli altri la sofferenza che io ben conosco:
mi alzerò in piedi per accogliere l'Ospite, l'Altro, prima che lui stessa bussi
alla porta della nostra casa, della nostra parrocchia, del nostro cuore.
Guariscimi, Signore, dalla paura dell'ospite;
dalla paura della persona nuova che intravvedo come un pericolo capace di
turbare gli equilibri del mio ambiente. La paura della novità mi qualifica
vecchio mentre invece la novità mi ringiovanisce!
Fammi curioso dell'Altro che si affaccia alla mia
casa e alla mia vita. Dammi per lui una istintiva simpatia "di
pelle", o meglio, di cuore, che potrà essere smentita solo da una reale,
successiva delusione.
So di potermi rendere invulnerabile dall'Altro, dal nuovo, se io decido,
prima di incontrarlo, di volergli bene. Decido che non è un nemico per me anche
se lui lo vuole. Decido che lui può tutto tranne che costringermi a volergli
male.
Voglio considerare l'Ospite, anche rompiscatole, come un "postino di
Dio": starò attento a non lasciar cadere per terra il telegramma per me
che Tu, Signore, gli hai messo in mano senza che lui se ne accorgesse. L'Ospite
mi fa crescere comunque, se non fosse altro, almeno in pazienza!
Credo che posso fare certamente sempre qualcosa per
l'Ospite che bussa al mio cuore o al mio borsellino: posso sempre almeno
accoglierlo, ascoltarlo, amarlo! Sento che l'Ospite non è venuto di sua
iniziativa. Tu, Signore, hai permesso che mi arrivasse, alla porta, al
cuore...tra i piedi. Tu me lo mandi e io ne sono in qualche modo responsabile,
affinché anche a me Tu non debba domandare: " dov' è Caino, tuo
fratello?"
Insegnami a farmi "discutere" dalla persona dell'Ospite che
accolgo in cuore: la sua persona e le sue pretese mi verificano, agitano le
acque stagnanti della mia vita, mi svelano le mie debolezze e spalancano i miei
sogni, perché l'Altro, accolto, matura sempre il mio cuore.
Insegnami ospitalità secondo
il Tuo cuore: sorridente, anzitutto, poi davvero in ascolto, poi disponibile,
poi affettuoso, poi non formale, poi impaziente di incontrare e paziente
nell'ascoltare, poi esultante, poi indifeso, poi a cuore aperto, poi esultante,
appunto perché da tempo, Signore, attendevo questa tua visita!