Pensiero: pericoloso?
P
Sap. 2,2: "Pensiero è la scintilla che palpita nel cuore."
Donaci il miracolo di guarire il mondo ammalato e contagioso della canzone, idolatrato da folle di giovani e meno giovani, perdutamente inseguito nel tentativo costante di evitare la fatica immane e pericolosa di pensare.
Fammi scoprire come per tanti miei disgraziati e banchettanti fratelli, la vera minaccia non sia nè la fame, nè la malattia, nè la disoccupazione, nè il buco dell'ozono e neppure il sospetto sulla fedeltà del proprio coniuge, ma il pensiero. Pensare a occhi spalancati sul mondo e dilatati sul proprio cuore, anzichè paraocchiuti sui propri interessi piccini, ecco, "pensare" davvero costituirebbe la più terribile delle catastrofi!
Fammi nascere in cuore tanta compassione per questi spensierati che pure qualche pensiero dimostrano di avercelo: il pensiero del lusso sfrenato, l'ansia delle prossime ferie dall'altra parte del mondo, così da arrivare abbronzati mentre il clima autunnale allinea dalle tue parti facce cadaveriche, il pallino fisso della carriera e il paterna di rispettare le promesse di "Figurella", o magari anche la giusta preoccupazione di "trovare un posto" per il proprio figlio. Ma per il proprio figlio. I figli degli altri "si arrangino" come mi sto "arrangiando" io!
Suscitami compassione per chi il pensiero ce l'ha di arredare squisitamente la casa ma si dimentica di "arredare" chi ci sta dentro, con tutte le "suppellettili" di attenzioni e di "contatti d'anima" che la fanno casa anzichè gabbia dorata!
Suscitami compassione per quei fratelli che si lanciano in ardite e riuscite imprese commerciali, cullati dal benessere o storditi dal successo ma falliscono clamorosamente l'impresa della felicità: sono assillati dal pensiero di "farsi un nome" senza conoscere il proprio vero nome, sconosciuti a se stessi!
Insegnami a pensare serenamente alle cose che contano: anzitutto a me stesso. Poi a pensare di "capire" dentro le persone che amo e poi quelle che non mi amano.
Insegnami a pensare alle domande che non hanno risposta scientifica: da dove vengo, dove vado, cosa ci faccio qui, e poi dopo la morte. Sono proprio queste domande senza risposta che mi distinguono dalla belva e dal computer.
Ma dammi soprattutto il desiderio di usare tutti gli spazi di tempo in cui sono solo fisicamente impegnato, per rivolgere il pensiero al tuo volto, per sognare il tuo volto, per indovinare il tuo sguardo, per desiderare il tuo incontro: la "preghiera" di sguardo mi avrà scampato per sempre dal pericolo di "perdere tempo" e di "far passare" il tempo. Vivrò vivo, e innamorato, ogni istante della mia vita!