Sofferenza: da spazzatura a concime - L'alfabeto dell'anima di don Prospero

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L'alfabeto dell'anima
di don Prospero Bonzani
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Sofferenza: da spazzatura a concime

S > Sofferenza
Sal 34,18: "Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito".
Non permettere, Signore, che io mi ripieghi piagnucoloso sul mio corpo sofferente, mangiando medicine più che pastasciutta, dimenticandomi di tutti quelli che soffrono come e più di me!
Non farmi dimenticare le folle immense di quelli che non si possono curare perchè non conoscono o non possono comprare le medicine: sono la stragrande maggioranza di uomini.
Ma a cosa serve una persona sofferente che non serve a niente?
Tu hai detto: per chi ama tutto serve per il bene.
L'Apostolo ha detto: completo nella mia carne quello che manca alle sofferenze di Cristo.
Tu sulla croce: non hai svelato il mistero del dolore ma ci hai detto che il dolore può diventare amore: la spazzatura concime!
Grazie, Signore, perchè senza la sofferenza avrei continuato... a correre, a correre, a correre, pensando che il mondo si sarebbe fermato se non lo spingevo io... e invece ecco che, tra i disagi, la vita va avanti. E non sapevo neppure bene verso dove stavo correndo. Ora ho capito cosa conta nella vita: amore e lasciarsi amare.
Un altro mi diceva: mi ribello a una lunga sofferenza come ho visto soffrire a mio padre. Voglio un infarto per non soffrire e non dare fastidio a nessuno. Quante cose invece mi ha insegnato la sofferenza. Come chiaro vedo ora che ho il tempo di pensare cosa conta e cosa non conta nella vita. Altro chè arrabbiarmi se non passo di carriera, se mia moglie non mi dà subito ragione, se la mia squadra perde. A quante sciocchezze correvo dietro a perdifiato. Ora ho perfino paura di guarire, per non ritornare sciocco e superficiale come prima!
E ancora: cosa ho fatto io di male per soffrire tanto! Quanta gente disonesta si gode la vita, e io... perchè? Poi guardavo il crocifisso sul muro davanti al mio letto e cercavo di capire, e ti dicevo, Signore, che poi mi avresti spiegato di là!
Io avevo sempre avuto l'ambizione di non dare fastidio a nessuno... e ora ho imparato a lasciarmi curare, a lasciarmi fare tutti i servizi più umili, che io non avrei mai fatto ad un altro: che bagno di umiltà! Mi ero dimenticato perfino di Te, Signore: ora ho ricominciato a pregarti. Ora credo di nuovo che Tu non ti sei mai dimenticato di me. Mi sono ricordato quella favola delle due orme.
Chissà chi pensavo di essere... e ora voglio trasformare la mia umiliazione in umiltà. Se guarisco sarò tanto più buono e tanto più umile. E se non guarisco: Dio ha dato, Dio ha tolto...
Certo che vedere andarsene il mio vicino di letto mi ha fatto pensare molto. E io stesso guarirò? Certo che se guarirò non voglio spendere più tanto mio tempo davanti alla TV, tanto tempo a giocare a carte, e neppure più tanto tempo a curarmi del mio gatto e del mio giardino: mi voglio accorgere di quante persone sole, anziane e disperate nel mio palazzo: posso farle compagnia? E lo dirò a mio figlio, mio nipote "il tempo si è fatto breve", sono troppo pochi 100 anni per diventare più buoni e abitare il paradiso.
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