Mitezza: non "dominare" ma "domare"
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Mt.5,21:
"Fù detto agli antichi... ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio
fratello...".
Signore Gesù: tu ci hai detto che non bastava
non uccidere, non mentire, non odiare, non inseguire il successo, non farsi
schiavi del piacere, non far finta di non vedere il dramma del vecchietto
abbandonato della porta accanto e il dramma di un mercato globalizzato con
libertà di strozzare il più debole. Non bastava non fare. Bisognava almeno
cominciare a desiderare seriamente il contrario: per Te non conta quello che
siamo ma quello che, nel bene e nel male, vorremmo essere: Tu non ci domandavi
le mani ma il cuore!
Signore Gesù!
Guariscimi dall'abitudine a dominare, nascondere, mascherare, parole, gesti e
sentimenti d'ira, di stizza, di paura, di condanna, di superbia, di bramosia,
di disprezzo, di aggressione del mio prossimo!
Fammi scoprire
la tristezza del vivere con il piede costantemente sul freno del cuore, così
che viso e voce non riescono a soffocare l'ululato ringhiante della mia belva
imbavagliata!
Ti domando,
Signore, quella consuetudine affettuosa con te, "mite e umile di
cuore", capace di insegnarmi non a dominare, ma a domare i puledri
selvaggi dei miei sentimenti nella giungla del mio cuore!
Concedimi, Signore, la mitezza forte del tuo cuore! Insegnami a giudicare
inesorabile me stesso, vigilando invece inesorabile sulla mitezza del mio cuore
verso il fratello, a immagine del tuo verso di me! Alimenta nel mio piccolo
cuore il desiderio di una vita armoniosa; il desiderio di vivere innamorato senza
ingordigia, convinto senza intolleranza, sofferente senza insofferenza,
ottimista senza precipitazione.
Infondimi il
desiderio di vivere contemplativo senza inerzia, lucido senza freddezza,
gioioso senza ingenuità, pacato senza piattezza, affettuoso senza possesso.
Concedi,
Signore, che l'intimità con il tuo cuore, intuito nella preghiera di sguardo,
disegni sullo sgorbio del mio volto la bellezza che vi fiorisce dal mio cuore
domato a immagine del tuo!