Morte: desiderarla?
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Fil.1,23: "Da una parte desidero sciogliermi dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; d'altra parte ..."
Permettimi di domandarti, mio Signore, se tu sei più contento che io desideri vivere oppure preferisci che io abbia fretta di morire, per vivere la vita eterna e vederti, incontrarti, abbracciare te e tutti, finalmente! Permettimi anche di stupirmi del fatto che cristiani militanti, laici impegnati, ottime famiglie, nonché preti, frati e suore, quasi sempre mi (sor-)ridano in faccia quando porgo loro la domanda se preferirebbero vivere o morire.
Se se l'è posta il tuo Apostolo Paolo non sarà forse lecito porci anche noi questa domanda? E dobbiamo forse pensare che S. Paolo avrebbe preferito morire subito solo perchè era "single" vagabondo senza famiglia?
La vita è una tua invenzione, Signore; anzi un tuo dono prezioso. Insegnami perciò ad amare intensissimamente la vita, sia che scriva le mie giornate sul pentagramma della felicità, sia che scriva bagnando la pagina della mia giornata di lacrime amare.
Ma insegnami altresì a "vivere vivo" sempre, e sempre più "vivo" mano a mano che passano gli anni e la clessidra del tempo disponibile per giocare la partita della mia vita si svuota, e già mi par di sentire che fra poco il fischietto dell'arbitro porrà fine al campionato.
Voglio amare la vita anche e soprattutto quando diventa difficile perchè ogni giornata vissuta comunque per Amore qui in terra, certamente diffonde Amore chissà dove, senza che io veda; e perchè ogni giorno amato qui in terra "produce" anni luce di felicità per me e per tutti nel tuo Cielo.
E se voglio desiderare la morte, come obbligato passaggio verso la vita senza fine, voglio desiderarla nei momenti più felici e più promettenti: altrimenti il desiderio della morte sarebbe solo una fuga dalle strettoie di questa vita e non un colpo d'ala verso una vita più viva!
E insegnami cosa rispondere agli amici perplessi, quando ti scongiuro di liberarmi dalla morte improvvisa, come dicevano le antiche litanie, e ti domando di non venirmi a prendere nel sonno. Così mi permetteresti si di andarmene senza soffrire e senza far soffrire, ma derubandomi di quei giorni, quelle settimane, quei mesi così preziosi e insostituibili per prepararmi, nella morte, all'incontro più importante della vita!
E non mi fermi neppure la frequente risposta di chi mi fa notare che perdo tempo a pensare cosa sia meglio desiderare, perchè intanto solo Tu sai quando il filo del mio gomitolo verrà reciso. A te infatti, Signore, non interessa tanto quello che sono ma soprattutto quello che desidero essere: per te è il cuore che conta!
Vivo con ben giustificata paura il pensiero della mia morte, per un cieco, istintivo istinto di conservazione e per lo sgomento di fronte a quell'ignoto dal quale nessuno è mai tornato indietro. Ma concedimi, Signore, che la speciale curiosità di poter finalmente vedere con i miei occhi se e cosa o Chi c'è "di là", mi spinge a vincere ogni paura, trasformandola talora in impaziente attesa.
Se esiste, anzi, se è già iniziata la vita eterna, cosa vale il microscopico segmento di questa vita a confronto della semiretta senza fine, se non proprio per qui iniziare e di là proseguire una linea sempre più luminosa? Quale mai domanda posso avvertire più assillante e più frequente della domanda sulla vita oltre la morte?
E se in punto di morte, riecheggiando Pascal, mi accorgessi che "dopo" non c'è nulla e che questa vita era soltanto un chimico e feroce trabocchetto di un Destino senza volto che mi assetava di un'acqua che non esiste? Allora userei l'ultimo attimo di vita per ridere in faccia alla vita, soddisfatto di averle attribuito, a lei e a me, un valore che non meritavamo!
Ma io lo so, Signore, e te ne ringrazio, che io non potrei vivere com entusiasmo questa vita se tu non avessi vinto la morte per sempre!