Stranieri: noi qui in terra
S > Straniero
lTs 1,10:
"Attendiamo dai Cieli il figlio Suo Gesù Cristo".
Ecco, Signore,
che bisogna subito allargare il presepio! Occorre far posto ad ospiti
inaspettati, che arriveranno chissà da dove. Non basta sistemare i cosiddetti
Re Magi, con i loro costumi pittoreschi, la servitù esotica, i cammelli e le
some preziose: occorre scrutare lontano l'orizzonte, fissare piste non marcate
dalle mappe ufficiali e prepararsi ad incontri imprevisti.
Ci viene in
mente lo spettacolo di quelle "giornate missionarie" in cui il
zelante apostolo della fede raccontava, lacrime agli occhi, di aver lasciato la
famiglia, la casa e le comodità, per vivere in mezzo ai selvaggi...
E oggi ecco le
nostre parrocchie, i nostri conventi vuoti, riempirsi di sorridenti negretti:
danno colore e allegria a quelle mura lugubri e stinte!
Dammi, Signore, la passione di incontrare le persone che non conosco, senza
arroccarmi nelle mie abituali, asfittiche amicizie. Dammi quello spintone
necessario per deporre le pantofole e uscir di casa sguazzando nel fango della
strada: voglio manifestarti dovunque, voglio cogliere ovunque la tua
manifestazione!
Fammi
rivivere, Signore, il paesaggio della tua Epifania, la tua Gerusalemme allora
come oggi terra insanguinata: voglio mettere in progetto nel mio calendario una
visita o un ritorno su quei sassi che tu hai calpestato, su quella terra che
hai inzuppato del tuo sangue!
Mettimi in
guardia contro gli scribi, i sapienti, i dottori della legge, che ai Magi,
cercatori di Te, non seppero dare altre risposte che parole immobili e
astratte, ingessati e paralizzati dalle loro certezze hanno saputo ripetere una
lezione senza lasciarsi scottare dalla tua Parola.
Fammi bruciare
invece, al fuoco della tua Parola, fammi mettere, come i Magi, in audace
cammino, così che la fiamma del mio cuore incendiato possa diventare segnale,
epifania, per i tanti che si accontentano della lampadina azzurrognola e
schermata accanto al televisore serale.
Fammi
sapiente, istruito e coraggioso, come questi Magi che non usarono la loro
cultura come scudo protettivo contro la novità dell'impossibile figlio
dell'Altissimo in mezzo a noi: fammi credere nella cultura che mi rende
ipersensibile e vulnerabile per dare un fremito al mio cuore davanti ad ogni
piccola nuova stella imprevista nel cielo grigio deI quotidiano.
Fammi attento al messaggio che parla dal cuore dei Lontani, lontani come i
Magi da chi sà dove sprovvisti di qualunque passaporto autorizzato, privi di
ogni visto d'ingresso nella terra mai recintata della verità!
Rendimi
capace, come Abramo e come questi Magi, di lasciare la terra sicura e
conosciuta delle mie certezze per vivere sempre in cammino, abbandonata la
micidiale poltrona serale, verso panorami sempre sconosciuti, alla sequela di
segnali dei quali il vicino di casa sorriderebbe compassionevole, fino al
traguardo che loro hanno varcato: l'adorazione di Te.
Fammi, come
loro, silenzioso adoratore del tuo Mistero e della tua grandezza, consapevole
che proprio quando il mio niente si mette in ginocchio, proprio allora entra in
contatto con il tuo Tutto: proprio in ginocchio raggiungo la più alta delle mie
stature possibili!