Stranieri: noi qui in terra - L'alfabeto dell'anima di don Prospero

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L'alfabeto dell'anima
di don Prospero Bonzani
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Stranieri: noi qui in terra

S > Straniero
lTs 1,10: "Attendiamo dai Cieli il figlio Suo Gesù Cristo".
Ecco, Signore, che bisogna subito allargare il presepio! Occorre far posto ad ospiti inaspettati, che arriveranno chissà da dove. Non basta sistemare i cosiddetti Re Magi, con i loro costumi pittoreschi, la servitù esotica, i cammelli e le some preziose: occorre scrutare lontano l'orizzonte, fissare piste non marcate dalle mappe ufficiali e prepararsi ad incontri imprevisti.
Ci viene in mente lo spettacolo di quelle "giornate missionarie" in cui il zelante apostolo della fede raccontava, lacrime agli occhi, di aver lasciato la famiglia, la casa e le comodità, per vivere in mezzo ai selvaggi...
E oggi ecco le nostre parrocchie, i nostri conventi vuoti, riempirsi di sorridenti negretti: danno colore e allegria a quelle mura lugubri e stinte!
Dammi, Signore, la passione di incontrare le persone che non conosco, senza arroccarmi nelle mie abituali, asfittiche amicizie. Dammi quello spintone necessario per deporre le pantofole e uscir di casa sguazzando nel fango della strada: voglio manifestarti dovunque, voglio cogliere ovunque la tua manifestazione!
Fammi rivivere, Signore, il paesaggio della tua Epifania, la tua Gerusalemme allora come oggi terra insanguinata: voglio mettere in progetto nel mio calendario una visita o un ritorno su quei sassi che tu hai calpestato, su quella terra che hai inzuppato del tuo sangue!
Mettimi in guardia contro gli scribi, i sapienti, i dottori della legge, che ai Magi, cercatori di Te, non seppero dare altre risposte che parole immobili e astratte, ingessati e paralizzati dalle loro certezze hanno saputo ripetere una lezione senza lasciarsi scottare dalla tua Parola.
Fammi bruciare invece, al fuoco della tua Parola, fammi mettere, come i Magi, in audace cammino, così che la fiamma del mio cuore incendiato possa diventare segnale, epifania, per i tanti che si accontentano della lampadina azzurrognola e schermata accanto al televisore serale.
Fammi sapiente, istruito e coraggioso, come questi Magi che non usarono la loro cultura come scudo protettivo contro la novità dell'impossibile figlio dell'Altissimo in mezzo a noi: fammi credere nella cultura che mi rende ipersensibile e vulnerabile per dare un fremito al mio cuore davanti ad ogni piccola nuova stella imprevista nel cielo grigio deI quotidiano.
Fammi attento al messaggio che parla dal cuore dei Lontani, lontani come i Magi da chi sà dove sprovvisti di qualunque passaporto autorizzato, privi di ogni visto d'ingresso nella terra mai recintata della verità!
Rendimi capace, come Abramo e come questi Magi, di lasciare la terra sicura e conosciuta delle mie certezze per vivere sempre in cammino, abbandonata la micidiale poltrona serale, verso panorami sempre sconosciuti, alla sequela di segnali dei quali il vicino di casa sorriderebbe compassionevole, fino al traguardo che loro hanno varcato: l'adorazione di Te.
Fammi, come loro, silenzioso adoratore del tuo Mistero e della tua grandezza, consapevole che proprio quando il mio niente si mette in ginocchio, proprio allora entra in contatto con il tuo Tutto: proprio in ginocchio raggiungo la più alta delle mie stature possibili!
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