Riconciliazione: fraterna, "Neppure io ti condanno" - L'alfabeto dell'anima di don Prospero

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di don Prospero Bonzani
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Riconciliazione: fraterna, "Neppure io ti condanno"

R > Riconciliazione
Gv 8,11: "Nessuno ti ha condannata? Neppure io ti condanno".
E sento che non ho un perdono mio da dare: io stesso ho ricevuto talvolta il perdono da altri e soprattutto ho vissuto la dolcezza di sentirmi perdonato dal Padre: senza quel perdono non sarei mai stato capace di usare una affettuosa misericordia. Così sento che perdono io agli altri perchè ho tanto da farmi perdonare io, dagli altri e dal Padre!
Riprendiamo il testo della lettera ai Galati: Gal 6,1: "Voi che avete lo Spirito".
La correzione fraterna non è un espediente tattico psicologico per rimettere le cose a posto: è un dono che va chiesto allo Spirito.
Capisco che se la correzione fraterna non è fatta per amore e non c'è almeno una tenue speranza che sia accolta per amore è meglio non farla?
Gal 6,1B: "Correggetelo con dolcezza".
La dolcezza non si improvvisa. Non si può fingere. Non è un far finta di niente. La dolcezza va suscitata dentro di noi attraverso un atteggiamento contemplativo: ho pregato per chi sbaglia non solo ma soprattutto ho sentito che chi sbaglia diventava un dono speciale del Signore per camminare verso di Lui. E' così che contemplo questa persona come "essere prezioso" che non può andare rovinato per mia incuria.
Gal 6,1C: "E veglia su te stesso per non cadere anche tu in tentazione".
Nel fare la correzione fraterna sarà utile che io mi ricordi i peccati più tristi della mia vita, per sentirmi peccatore anch'io e perdonato dal Signore anch'io.
Responsabile anch'io, nell'economia del Corpo Mistico, del peccato dei fratelli: solo in Cielo potrò scoprire quanto veleno o quanto sangue buono ho versato nelle vene del Corpo Mistico, quanto sangue buono mi hanno trasfuso in cuore Santi noti e sconosciuti!
Proprio l'atteggiamento di chi, nel porgere la correzione fraterna, si ricorda di essere peccatore e perdonato, proprio allora può essere colto come uno che non pretende dominare, schiacciare e giudicare, ma solo servire il fratello nel nome del Signore.
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