Ospitalità: feconda!
O
Gal 4,14: "Mi avete accolto come un angelo di Dio".
Fammi attento anzitutto
all'equivoco del nome stesso con cui indichiamo la casa:
"appartamento". Non voglio usare la mia casa per
"appartarmi", ma per incontrare. Anzitutto chi l'abita e poi gli
ospiti. Ricordami la pratica cristiana antica e poi monastica di sempre secondo
cui accogliere l'ospite è accogliere te: voglio provare a ricordarmene ogni
volta che squilla il campanello alla porta o al telefono. Ho ben presente come
io stesso abbia gioito ogni volta che ho trovato accoglienza nella casa, nella
conversazione, nella compagnia, nel cuore di qualcuno! Voglio provare a
restituire quella gioia! E se conosco invece la sofferenza amara
dell'accoglienza respinta, nella casa, nel gruppo, nel cuore, proprio per
questo voglio evitare agli altri la sofferenza che io ben conosco: mi alzerò in
piedi per accogliere l'ospite, l'altro, prima che lui stesso bussi alla porta
della nostra casa, della nostra parrocchia, del nostro cuore.
Guariscimi,
Signore, dalla paura dell'ospite; dalla paura della persona nuova che
intravvedo come un pericolo capace di turbare gli equilibri del mio ambiente.
La paura della novità mi qualifica vecchio mentre invece la novità mi
ringiovanisce!
So di potermi
rendere invulnerabile dall'altro, dal nuovo, se io decido, prima dì
incontrarlo, di volergli bene. Decido che non è un nemico per me anche se lui
lo vuole. Decido che lui può tutto tranne che costringermi a volergli male.
Voglio
considerare l'Ospite, anche rompiscatole, come un "postino di Dio":
starò attento a non lasciar cadere per terra il telegramma che tu, Signore, gli
hai messo in mano senza che lui se ne accorgesse. Credo che posso fare
certamente sempre qualcosa per l'altro, ospite che bussa al mio cuore o al mio
borsellino: posso sempre almeno accoglierlo, ascoltarlo, amarlo!
Insegnami a
farmi "discutere" dalla persona dell'Ospite che accolgo in cuore: la
sua persona e le sue pretese mi verificano, agitano le acque stagnanti della
mia vita, mi svelano le mie debolezze e spalancano i miei sogni, perchè
l'altro, accolto, matura sempre il mio cuore.
Insegnami ospitalità
secondo il Tuo cuore: sorridente, anzitutto, poi davvero in ascolto, poi
disponibile, poi affettuoso, poi non formale, poi impaziente di incontrare e
paziente nell'ascoltare, poi l'ospitalità indifesa, poi a cuore aperto, poi
esultante, appunto perchè da tempo, Signore, attendevo questa tua visita!