Accoglienza del Signore nell'altro - L'alfabeto dell'anima di don Prospero

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L'alfabeto dell'anima
di don Prospero Bonzani
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Accoglienza del Signore nell'altro

A > Accoglienza
Lc. 14,12: "Quando offri un pranzo o una cena... invita poveri, storpi..."
Insegnami, Signore, la virtù, anzi l'atteggiamento interiore e costante dell'accoglienza: se io che sono come sono come potrò non accogliere gli altri che sono come sono?
Tu presenti la parabola dell'invito a pranzo per svelarci i tesori dell'accoglienza. L'accoglienza a tutti, soprattutto ai non accolti.
 
In ginocchio
La prima cosa che posso fare per l'Altro non è quella di aiutarlo, e neppure quella di ascoltarlo, e neppure quella di accoglierlo, e neppure quella di volergli bene: il primo atteggiamento di fede davanti all'Altro è quello di inginocchiarsi davanti a lui, riconoscendolo immagine di Dio, abitato dalla Sua presenza! Il primo gesto davanti all'Altro è quello di mettermi in ginocchio. E perfino davanti a me stesso.
Mi sento abituato a venerare l'Altro? E a venerare me stesso?
 
Il primo pensiero
Per l'Altro posso fare sempre, assolutamente sempre, qualcosa. Posso infatti sempre pregare per lui. Non è una fuga. E' una certezza! La possibilità di pregare per l'Altro è il primo pensiero che mi viene in cuore quando decido di rapportarmi con lui, quando mi rendo disponibile ad aiutarlo?
 
"Simpatia non perché"
Ogni Altro domanda di essere incontrato con " simpatia" non perché è così o così, ma perché appunto è un Altro, è una Persona, è un Fratello/Sorella, è un Figlio di Dio. -E' troppo importante decidere che le nostre simpatie non sono di "pelle" ma "di cuore" cioè di "fede". Allora verifico nel mio cuore: ho deciso di voler provare una istantanea simpatia per ogni altro nel momento di ogni incontro con lui? Poi se dovrò soffrirne, vedremo. Ma di primo acchito, decido per la simpatia, cioè per l'Amore, per l'accoglienza. Come giudicano gli altri vicino a me la mia capacità di "simpatia a prima vista"? Sono uno che è facile, piacevole incontrarlo/la perché si intuisce un rapporto di voluta' simpatia immediata oppure mi si evita volentieri?
 
Non potrete mai
L'altro non è mai un NEMICO. Ogni incontro è fatto per incontrare un fratello anche nel cuore della persona che viene per aggredirmi. L'Altro è una persona. Lui potrà sentirsi nemico ma io lo incontrerò sempre come Persona. L'Altro può farmi di tutto ma mai potrà costringermi a considerarlo un nemico anche quando lui si sentisse tale. Ricordiamo la famosa sfida di Martin Luther King: "potrete perseguitarci...potrete segregarci...potrete violentare le nostre spose sotto i nostri occhi...ma non potrete mai costringerci ad odiarvi!".
 
Mi incuriosisce
L'Altro mi incuriosisce sempre. E' sempre un mondo nuovo l'Altro. Anche quando lo conosco benissimo io posso vederlo sempre con occhi nuovi. E quando non lo conosco, lui non è una insidia alle mie sicurezze ma sempre un mondo da scoprire. L'Altro è del colore dei miei occhi.
E se l'Altro non mi incuriosisce allora io sono vecchio, anzi, finito!
 
Responsabile
L'Altro è qualcuno di cui io mi sento responsabile. Lui non lo sa ma il Signore, facendomelo incontrare, in qualche modo, in qualche misura, me lo affida. "Dov'è Caino, tuo fratello?" L'Altro è uno del quale anche io sono in qualche modo, in qualche misura, sotto qualche profilo, responsabile. Sono soprattutto responsabile della sua salvezza eterna. Mi lascio affascinare e sgomentare da questa prospettiva?
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