Prigionieri: ricordarli, amarli, ... la liberazione
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Lc 4,18: "Sono venuto a portare ai prigionieri la liberazione".
Ci sono posti, Signore, che vediamo in TV quasi tutti i giorni. Eppure tentiamo di cancellarli sempre dalla nostra fantasia. Posti dove andremo a finire certamente anche noi, come l'ospedale e il cimitero.
Ma soprattutto il carcere ci crea imbarazzo e disprezzo. Non permettermi, Signore, di passare accanto all'edificio dello stadio di Marassi dimenticandomi che lì accanto centinaia di persone stanno soffrendo arrabbiate. Per colpa loro ma forse anche per colpa della mia indifferenza ai problemi degli altri, recluso come sono nella prigione di velluto della mia bella famiglia. Diventi quella strada un santuario per la mia preghiera per loro e per me!
Insegnami a pensare ai miei fratelli carcerati quasi come pensa a loro un complice che è riuscito a sfuggire alla retata: se io fossi nato nella loro famiglia, se avessi frequentato i loro vicoli, se avessi visto come loro i Genitori picchiarsi davanti a me bambino, chissà dove sarei adesso!
Aiutami a vincere quella indifferenza davanti al mondo difficilissimo della devianza giovanile, della disoccupazione prolungata, dell'emigrazione selvaggia, che mi fa talvolta sentire come un complice a piede libero dei loro delitti.
Fammi vivere, Signore, come offesa alla mia dignità personale di persona civile l'esistenza ancor oggi in Nazioni cosiddette "civili" e anche "cristiane" l'esistenza di carceri che possono portare il condannato fino a disporre della sua vita.
Tu solo, Signore, sei padrone saggio della vita e della morte di ciascuno di noi: non osi la nostra mano sostituirsi alla Tua!
Fammi aderire di cuore e di fatto a quelle iniziative che tentano di cancellare dall'Umanità la sacrilega macchia della pena di morte.
Voglio domandarmi se l'immagine televisiva del carcerato nel telegiornale mi ispira anzitutto distanza, giudizio, ribrezzo oppure trepidazione, dolore, tenerezza, amore.