Senza: casa - L'alfabeto dell'anima di don Prospero

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L'alfabeto dell'anima
di don Prospero Bonzani
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Senza: casa

S > Senza
Ger 12,7: "Ho abbandonato la mia casa".
La casa, che posto pur semplice e tanto misterioso, la casa. E' il posto dove ciascuno prende coscienza di avere un posto al mondo, nella sua casa, bella o brutta, acquistata con il sudore del mutuo o ricevuta in eredità, o faticosamente conservata in affitto. Tu stesso, Signore, hai voluto avere una casa a Nazaret, prima di uscirtene zingaro per il tuo mondo.
Dona a tutti noi che abbiamo una casa, e magari anche riscaldata e super attrezzata, di vivere il brivido nella schiena che ci percorrerebbe appena potessimo sospettare di doverne vivere senza, come tantissimi a questo mondo!
Come è difficile, Signore, vivere a questo mondo per chi non ha più nè casa, nè lavoro, e soprattutto neppure gli affetti familiari. Ti prego, Signore, non abbandonarli anche Tu. Aiuta questa Comunità a moltiplicare le persone adulte, uomini o donne, che tentano di rubare alla propria famiglia una mezz'ora alla settimana spostando l'orario della cena per venire a fare il caffé ed un sorriso ai cosiddetti malamente "Barboni" che dormono nel Centro sociale. E' un momento di felicità per loro e per noi. Torneranno in famiglia più contenti. Per noi, poi, come Tu hai minacciato nel Vangelo, non rischiamo di sentirci sfrattare dal tuo Cielo se non avessimo accolto gli Sfrattati in terra!
"E' colpa loro se si sono ridotti così!". E' così facile scaricarseli di dosso dicendo che non ci possiamo far nulla! Ma forse qualcuno non li ha messi in grado di sopravvivere ai ritmi e alle competizioni di una Società che premia sempre il più bravo, il più competitivo, il più produttivo. Troveresti forse un datore di lavoro che assume un candidato tenendo conto non solo delle capacità professionali ma anche della necessità di una famiglia con tre figli piccoli e una moglie disperata per il frigorifero vuoto?
Dacci luce e coraggio, Signore, per chiamare con il loro nome quegli apparenti favori, che vengono chiamati con nome "moderno" di precarietà, flessibilità, contratti intermittenti e ripartiti, di contratti a progetto: fin che servi, servi, e quando non servi più arrangiati.
Anche se corressi il rischio di finire sulla strada a dormire sui cartoni, espulsi dalle stazioni ferroviarie. Come sapremo comprometterci personalmente, Signore, di fronte alla direttiva europea che sembra prefiggersi la fine dello Stato sociale, dislocando i lavoratori, qui o all'estero, unicamente in base al profitto dell'Azienda.
Spesso, Signore, siamo distratti ed indifferenti verso coloro che incontriamo per strada, accovacciati sui marciapiedi: i malamente cosiddetti "Barboni".
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Scuoti il nostro cuore per trovare il coraggio di prenderne una sera uno per un braccio e farlo sedere a casa nostra, senza paura che sporchi i pavimenti, senza paura che la moglie o il marito o il Genitori ci prendano per matti, senza vergognarcene con chi incontrassimo sull'ascensore, senza servirli con posate di plastica per paura che infettino le nostre posate.... e le nostre anime di metallo!
Fammi attento, Signore, a ricordarmi di quelle migliaia di bambini "ninos de ma", cioè bambini di strada, che per strada sono nati e per strada vivranno tutta la vita, senza mai conoscere nè casa nè famiglia. Ripresentameli davanti come li ho visti in TV, quando mi viene in mente di cambiare qualcosa di importante nei miei muri, nella mia casa, nelle mie tappezzerie, negli elettrodomestici, solamente perché sono un po' vecchi e fuori moda. Fammi ricordare quei bambini quando acquisto la mia seconda e terza casa: quell'acquisto che non è furto solo se le uso per accogliere attorno alla mia tavola i miei amici e soprattutto quelli che non hanno amici.
Ispira tu, Signore, criteri di giustizia e soprattutto di umanità, nella stesura dei piani regolatori cittadini, per lasciare il verde dove un palazzo potrebbe rendere miliardi. E soprattutto per cancellare quei terribili quartieri ghetto delle nostre periferie dove vengono ammassate le folle degli sfrattati. Assieme alla casa i loro bambini troveranno purtroppo delinquenza, spaccio, sfruttamento. Tocca il cuore di noi proprietari ad accogliere con gioia negli appartamenti dei nostri palazzi gli Extracomunitari che riescono a pagarsi onestamente un affitto: le nostre diventeranno "case mondiali".
Donami lo sguardo di fede, Signore, un cuore di fede, Signore; e un portafoglio obbediente alla fede, Signore; e un cervello di fede, Signore, attento alle tue simpatie per questi puzzolenti. Donami di guardare negli occhi il Barbone senza far finta di girarmi dall'altra parte per non vedere lo sguardo di Gesù nato in una stalla perchè nessuno voleva ospitalo. Eppure Tu l'hai detto: "quando dai un banchetto invita poveri, storpi, zoppi, ciechi...".
Dammi una rabbia di fede, Signore, davanti a tutti i presentatori sorridenti, alle soubrette scodinzolanti, ai seriosi politicanti, quando solo un uragano come lo Zunami fa spazio televisivo ai senza tetto. O sarà forse necessario che qualcosa di simile allo Zunami capiti anche a noi per schiodarci dalle nostre belle casette pulite?
Sarà forse necessario qualcosa di grosso e di grave nella nostra famiglia per ricordarci la parabola dello stolto benestante, che andava a dormire tranquillo la notte prima della sua fine, avendo riempito i suoi granai, senza ricordarsi che, come dice l'apostolo Pietro, qui ci siamo tutti veramente di passaggio?
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