Saggezza: di sapersi ascoltare dentro
S
1Cor 2,11 cfr: "Chi conosce i segreti dell'uomo se non chi ascolta il
proprio cuore?".
Ciascuno di noi ha vicino a sè dei giovani, familiari o amici. E sa quanto
sia difficile aiutarli a leggersi dentro. E' per questo che ti orniamo un esame di coscienza sulla
consapevolezza giovanile che, opportunamente adeguato, può valere per ogni età. Pensi che un giovane
troverebbe in te un attento, affettuoso interlocutore alle sue domande?
tentiamo di mettere a fuoco quando...:
1)
L'esperienza
della solitudine: mi genera pace, ansia, vuoto, sogno, smarrimento, tentativo
di riempire la solitudine con la chiacchiera, la musica,il casino...
2)
Quando mi
viene chiesto "come stai" da una persona che merita una risposta non
banale. Come mi comporto. Mi trovo ordinariamente una risposta già pronta...
evito di rispondere... evito di rispondermi...
3)
Ricordo quando
una persona mi ha ultimamente risposto seriamente alla domanda: "come
stai". Mi ha meravigliato, messo in imbarazzo, spalancato il mio cuore al
suo,...e quando mi sono accorto che non intendeva rispondere alla mia domanda
impegnativa...
4)
Quando ho
messo a fuoco che cosa precisamente sentivo quella volta che mi è parso di
essermi innamorato/a. O quando mi è parso che un'altra persona si innamorasse
di me, sia che io corrispondessi, sia che no.
5)
Quando ricordo
di aver più intensamente conosciuto l'esperienza del dolore, sia fisico che
morale, come ho reagito con me stesso, con gli altri, con lo sguardo sul mio
futuro, con il mio sguardo sul mondo attorno a me...
6)
Ricordo anche
quella volta in cui ho più intensamente avvertito un senso di colpa, verso
altri, verso me, verso la Storia, verso Dio. Mi sono usato misericordia o mi
sono distratto o ho reagito puntigliosamente contro me stesso.
7)
L'esperienza
del tradimento affettivo, amicale. Ho esercitato la compassione, ho vissuto l'avvilimento,
ho desiderato la ripicca, ho maturato un atteggiamento genericamente
pessimista, ho tentato evangelicamente di amare il "nemico"...
8)
Quella volta
mi sono accorto espressamente che fuggivo dall'ascolto di me stesso, per non
darmi torto, per non sentirmi sconfitto, per non perdere la faccia davanti agli
altri, per non avvertire la spaccatura dentro me stesso, per non riuscire a
nascondermi davanti a Dio... normalmente uso questi sistemi per allontanarmi
dall'ascolto di me stesso.
o - o - o - o - o
9)
Ma proprio
quando mi accorgo che sto fuggendo da me stesso, proprio allora mi ricordo che
ho precedentemente affidato ad una persona, coetanea o adulta, la vigilanza
sulla mia vigilanza su me stesso. Forse l'ho fatto espressamente, forse
tacitamente. Forse, e sarebbe la soluzione migliore, ce lo siamo reciprocamente
promesso davanti al Signore.
10)
Quella volta
mi sono accorto che chi mi ascoltava si accorgeva che le mie parole fiorivano
da un silenzio ed un ascolto profondo di me stesso... ed io stesso mi sono
accorto quando qualcosa di simile accadeva ad un'altra persona...
11)
Quella volta l'ascolto di me mi portava a verificare che io non sono uno
solo ma almeno due: quello che l'istintualità mi suggerisce e quello che il mio
vero bene, la voce della mia coscienza illuminata mi stava dicendo. Ho
ricordato la frase di Paolo quando afferma che: "sento le cose migliori e
vivo quelle peggiori".
12)
Quella volta
mi sono accorto che un'altra spaccatura si apriva in me stesso: quello che io
pensavo di me, di voler fare di me, e quello che forse il Signore mi chiamava a
vivere in quel momento. Allora ho preso coscienza se amavo più il meraviglioso
progetto di Dio su di me o il mio più piccino, di me stesso.
13)
Mi domando
lealmente qual'è di norma l'ultimo pensiero che mi accompagna
nell'addormentarmi. Il pensiero dell'ultima cosa che facevo o dell'ultimo
spettacolo TV o del prossimo esame domattina o della sveglia che mi schizzerà
al lavoro... o se invece l'ultimo momento cosciente della mia giornata consiste
in un ascolto di me stesso davanti al Signore per il bilancio di una giornata
che non tornerà assolutamente mai più. Come vivo la sensazione di sentirmi
denudato/a davanti allo sguardo serale misericordioso ma esigente del Signore?
14)
Mi sono mai
posto l'impegno di spazi pur brevi ma stabiliti per l'ascolto di me, magari
mentre vado a scuola, al lavoro, per mettere a fuoco la gerarchia delle
chiamate del Signore in quella giornata? Mi sembrerebbe strano o addirittura
artificioso pensarci?
15)
Talvolta
prendo coscienza di quello che ascolto di me stesso, ma è proprio quello che
intendo non far conoscere agli altri. Allora la mia maschera più frequente è...
ma se ascolto lealmente me stesso/a nelle parti del mio essere (corporeità,
carattere, intelligenza, cuore) mi rendo conto di fondamentalmente accettarmi o
mi rifiuto, mi sogno diverso/a, mi impegno per esserlo, mi rassegno...
o - o - o - o - o
16)
Ti ascolti
vivere non solo dentro te stesso ma nel tuo ambiente e soprattutto nella storia
in cui sei chiamato a vivere: nè 1000 anni fa nè fra 1000 anni ma oggi. Allora
tu prendi coscienza di trovarti interiormente in una posizione forse un pò
ancora vaga ma tendenzialmente indirizzata nei confronti della Storia e del
Sistema in cui galleggi: non a parole ma DI FATTO: assuefatto, non assuefatto
ma rassegnato, tranquillo, ferito, ribelle a parole, ribelle nei fatti, ribelle
anche rispetto ai desideri della tua famiglia, ribelle per rabbia, ribelle per
amore, ribelle per VOCAZIONE...
17)
L'ascolto di
me mi fa sognare un me diverso oggi e soprattutto domani. Ho mai provato a
scrivere i miei sogni e a indirizzarli in busta chiusa a me stesso/a fra tre
anni? Mi sembrerebbe una cosa ridicola?
18)
Ricordi di aver fatto esperienza di ascolto di me soprattutto mentre
tentavo di fare ascolto di Dio...!
19)
L'ascolto
leale di me stesso/a mi aiutava a capire abbastanza presto se un bacio, un
abbraccio voleva essere piuttosto un divertirmi usando dell'altro/a, o un vago
indeterminato bisogno di essere qualcuno per qualcuno, o se varcavo la soglia
dell'Amore più consegnandomi che ciecamente possedendo o essendo posseduta, più
capace di amare al plurale attingendo all'energia di quell'Amore singolare, più
godendo dell'altrui felicità e dell'altrui piacere più che della mia felicità e
del mio piacere, più consapevole che l'altro/a era dono e non conquista...
20)
L'ascolto di
me mi ha mai portato a pormi la domanda se la mia vocazione fosse la famiglia
con una persona davanti a Dio o la famiglia di chi sposa solo il mondo, davanti
a Dio?
21)
L'ascolto di
me mi ha quella volta portato a riconoscermi quelle caratteristiche positive,
quei doni che mi inducevano a guardare l'altro/a come la persona le cui
caratteristiche, attuali o possibili, potevano accompagnarmi nella sequela
della mia vocazione particolare a servizio dell'altro/a, degli altri, della
Storia? Oppure mi lasciavo guidare da una attrazione sentimentale positiva,
forte, ma cieca?
22)
L'ascolto
coraggioso e leale di me stesso mi pone anche davanti alla certezza, per quanto
lontana... o vicina, della mia morte. Reagisco non pensandoci, impaurendomi,
rimandando il pensiero a quando sarò avanti negli anni, vivo come se fossi
eterno/a, immortale, sempre giovane, come vuole il Sistema, oppure il pensiero
di una vita qui non infinita mi incoraggia a vivere con entusiasmo ciascuno dei
365.000 giorni che mi rimangono da vivere, come se ogni giorno fosse il primo o
l'ultimo,muovendomi in direzione della vita infinita?