Naviganti: guardali Tu! - L'alfabeto dell'anima di don Prospero

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L'alfabeto dell'anima
di don Prospero Bonzani
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Naviganti: guardali Tu!

N
Sal.106,23: "Coloro che solcano il mare vedono nella sua profondità i prodigi del Signore".
Ti vorrei vicino, Signore, al mondo così particolare dei naviganti, questo popolo di sradicati, chiamati alla fedeltà alla famiglia senza il conforto della vicinanza: dona ad essi il conforto del ricordo e dell'attesa delle proprie case a custodia dei loro cuori.
Volgi lo sguardo, Signore, a questo popolo di cosmopoliti, abituati a fare del mondo la loro casa: aiutali a non viaggiare per solo denaro o per sola curiosità, ma per tessere vincoli fraterni fra tutti i popoli e razze che incontrano.
Salva il navigante dalla sua più tipica insidia, più pericolosa ancora degli squallidi amori vaganti nelle soste: il pericolo di uno sguardo scettico e disincantato. Incontrando usi, costumi, religioni più diversi, non debbano concludere che tutto è uguale, che la verità non esiste e che Gesù è il nome di una fantasia come tante altre.
Rendi consapevoli i nostri naviganti del gesto del timone; della necessità di dare sempre una direzione alla nave, e alla nave della propria vita, senza lasciarsi andare alla deriva delle correnti, verso maliardi banchi di sabbia.
Aguzza Tu, Signore, il tuo sguardo verso il mondo scintillante del mare di moda: la crociera. Insegna a chi ci viaggia, ad usarne il sano riposo, senza cedere al miraggio di un mondo scintillante, festaiolo, artificiale, godereccio, libertino, spendaccione, superficiale, stravaccato, ridanciano, e spesso vuoto. Tocca il cuore e il portafoglio, Signore, di questi naviganti e crocieristi, per accorgersi che il mondo sfavillante ed esotico dell'apparenza è sostenuto spesso da marinai e personale del terzo mondo sottopagato, lavoratori a ritmo battente per il nostro sollazzo.
Allunga uno sguardo, Signore, sulle onde delle nostre spiagge, dove mare e sole guariscono il corpo dalle ferite di una vita convulsa; suggerisci Tu ai bagnanti il gesto di svestirsi nè come sciocca e baldanzosa esultanza di potersi mostrare in passerella nè come ansioso patema di sfigurare fisicamente: sia un gesto di serena libertà.
Ricordami, immergendomi in mare, dei milioni di morti che giacciono tra le sue onde, in un silenzioso cosmico abbraccio, anticipo del tuo definitivo universale abbraccio là dove tra "cieli nuovi e terre nuove", il mare non ci sarà più. (Apocalisse 21,1).
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