Carcere: l'hanno fatto abitare anche le mie omissioni
C > Carcere
Mt 25,36: "ero in carcere e veniste a
trovarmi."
Ci sono posti,
Signore, che ciascuno di noi tenta di cancellare dalla propria fantasia, come
l'ospedale e il cimitero, ma soprattutto il carcere: non permettere, Signore,
che quando passo accanto all'edificio del carcere, della mia città,io possa
passare senza recitare un'Ave Maria!
Voglio pensare
ai miei fratelli carcerati come pensa a loro un complice che è riuscito a
sfuggire alla retata: la mia indifferenza e la mia pigrizia davanti al mondo
difficilissimo della devianza giovanile, della disoccupazione prolungata,
dell'emigrazione selvaggia mi rendono complice a piede libero.
Voglio
domandarmi se l'immagine televisiva del carcerato nel telegiornale mi ispira
anzitutto distanza, giudizio, ribrezzo oppure trepidazione, dolore, tenerezza,
amore.
Voglio pormi davanti al ladro in carcere dopo avermi scassinato la casa,
fantasticando la sua infanzia, indovinando le sue delusioni, intuendo le
violenze subìte, gustando l'amarezza delle sue solitudini. E voglio rettificare
i miei sentimenti anche davanti ai carcerati ministri o banchieri, senza
lasciarmi raggelare dal loro sguardo strafottente, dal loro linguaggio forbito,
dai loro colletti bianchi: Signore! tu li ami ed anch'io voglio amarli,
tramutando la mia soddisfazione davanti a loro in compassione davanti al loro
cuore.
Voglio provare
l'esperienza fisica della visita al carcere, per obbedire di fatto al tuo
invito, prima di sentirmelo rinfacciare, come scrive Matteo, il giorno stesso
del giudizio universale: "quando ti abbiamo visto in carcere e non ti
abbiamo visitato?...."
Vorrei
dedicare almeno una briciola del mio tempo libero al mondo che si agita prima
del carcere: il mondo della povertà, dell'abbandono, dell'ignoranza, della
violenza, della droga, della malattia psichica... forse non potrò mai,
effettivamente. Ma voglio domandarmi se lo desidererei afféttivamente.
Non permettere, Signore Gesù, che io lasci
passare troppo tempo senza intristirmi e disperarmi almeno per qualche istante,
fantasticando i luoghi di questi posti dove si arriva per uscire più arrabbiati
e più cattivi di quando si entra.