Beatitudini: i miti, gli affamati di giustizia
B > Beatitudini
Mt5,1-12:
"beati.... beati.... beati..."
Beati i miti
Davvero contenti coloro
che sognano se stessi nè soprattutto ricchi, nè soprattutto sani, nè
soprattutto gaudenti, nè soprattutto sempre giovani, e neppure soprattutto amati, ma
soprattutto armoniosi dentro il proprio cuore.
Davvero contenti coloro che per le persone che amano sognano soprattutto
armonie interiori.
Davvero contenti coloro che cercano sempre meno di frenare, dominare e
domare le proprie passioni ma alimentano invece tutti i sentimenti di bellezza che scoprono seminati nel
proprio d'ore.
Davvero contenti coloro che vivono sempre meno spinti dalle vicende attorno
a loro e sempre più sereno stabile nel tepore della profumata compagnia con se stessi e con il
Signore.
Davvero contenti coloro che attingono alla propria luce interiore la luce
necessaria per scorgere ogni più piccola stella
nella notte buia del cuore dei fratelli.
Davvero contento colui che non può più essere ferito da nessuno perchè di
ogni freccia gli dispiace soprattutto che abbia avvelenato l'arciere, quand'anche diretta verso di
se.
Davvero contento colui che alimenta alla fedeltà nell'incontro quotidiano
con il Signore la fedeltà dei propri sentimenti verso il suo prossimo, anche nei momenti di
sua più incomprensibile latitanza, l'abilità, avversità.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, e vengono per essa
perseguitati.
Invidiabili coloro che non lottano per farsi farsi ma per fare giustizia.
Invidiabili coloro che lottano per la giustizia delle
cose ricordando sempre che l'essenziale è la fraternità dei cuori.
Invidiabili coloro che compromettono il proprio tempo le proprie risorse
per il Povero, con la speranza in cuore di fargli riconoscere la sua (e propria!) povertà come
una ricchezza.
Invidiabili coloro che lottano per un mondo più giusto e fraterno cominciando
dalla propria famiglia e vivono l'amicizia entro la propria famiglia come inizio della fraternità
universale.
Invidiabili coloro che considerano grande consolazione l'essere
perseguitati, fraintesi, emarginati e derisi perchè sognano un
ambiente di lavoro, un caseggiato, una parrocchia in comunione.
Invidiabili coloro che non domandano riconoscimenti o medaglie per le
proprie persecuzioni subite, perché già vivono l'intimità affettuosa della somiglianza col Primo dei
Crocifissi.