Tavola: con Dio!
T > Tavola
Mt 22,1-14: "Il
Regno dei Cieli è simile a un banchetto".
Grazie,
Signore, perchè il primo prodigio delle tue mani divine non l'hai operato per restituire
un morto alla vita, per moltiplicare i pani per la folla affamata, per
restituire il passo a un paralitico, ma hai regalato la tua prima onnipotenza
ad una festa di nozze: volevi dirci che non eri venuto ad appesantire la legge
antica, ma per fare della vita una festa, e della vita eterna una festa senza
fine: voglio cominciare anch'io ogni giornata non come un compito ma,
nonostante tutto, come una vacanza!
Tu hai scelto
l'immagine di un banchetto nuziale per adombrare il mistero della tua unione,
intima e irreversibile, con tutti e ciascuno di noi. E quel vino già si
colorava del rosso tuo sangue che tu, Sposo messianico, avresti offerto alla
tua Sposa, sgorgandolo dal tuo petto sulla croce e rinnovandolo in ogni
Eucarestia: insegnami, Signore, a radicare nella notizia del tuo infrangibile
matrimonio con me la pianta di una gioia che nessun gelido vento possa
appassire!
Tu che non ti
sei mosso dal tuo cielo per una piacevole passeggiata, ma per l'indispensabile
salvezza da una sicura nostra sconfitta, hai inaugurato l'avventura del tuo
Amore sanguinante toccando con la tua mano il superfluo, l'inutile, il gratuito
di un buon vino spumeggiante, simpatizzando con la gioia di due sposi. Insegna
anche a me, Signore, ad apprezzare non solo il necessario ma anche il gratuito:
il pane in tavola e certamente necessario, come il fieno nella greppia della
stalla, ma soltanto l'uomo apprezza la vista dei fiori che l'adornano, senza
divorarli come l'animale!
Tu che hai ascoltato la voce sommessa di Maria, donna presente sempre e
quasi sempre silenziosa, umile e necessaria come l'ombra del tuo sole,
insegnami ad ascoltare palpitante il silenzio di tua Madre, a incantarmi del
suo candore, a invidiare la sua fede; a implorare, come a Cana, la sua intercessione;
a generarti come lei, che ti concepì in cuore prima che nel grembo; a restare
come lei in piedi accanto alla croce; a venerare questo mio fragile corpo
peccaminoso, riconoscendolo destinato domani a quella interezza che allora fu
sua e oggi risplende nella gloria per sempre!