Politica: un decalogo - L'alfabeto dell'anima di don Prospero

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L'alfabeto dell'anima
di don Prospero Bonzani
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Politica: un decalogo

P > Politica
Sap 1,1: "Amate la giustizia voi che governate".
Fede e politica! Quanti fiumi di inchiostro e di sangue ne hanno descritto lo scontro! Quanto mai diversamente lungo i secoli e attraverso i Continenti la Chiesa ha vissuto questa drammatica tensione!
Ci limitiamo così a ripórtare un collaudato "decalogo", lo raccogliamo come riflessione e preghiera dal cuore di uno dei più grandi cattolici del secolo scorso, uno dei più amati amici dei Papi: Jacques Maritain. No alla lotta di classe come conflittualità permanente e violenta ma sì alla scelta di classe di mettersi, come Gesù, dalla parte degli ultimi.
Sì alla persona, no all'individuo, no alla massa: no perciò a "sistemi totalizzanti" che mortificano la vita e l'espressione dei singoli e dei gruppi (collettivismo marxista) no perciò ad un permissivismo ed assenteismo dello Stato e delle potenze economiche globali oggi più forti degli Stati, che trasformano la vita in giungla per il più forte, che permettono ai nostri figli di idolatrare il benessere, la carriera, il piacere (neocapitalismo occidentale).
Impegno per la famiglia, per la partecipazione effettiva di base, per il rispetto delle tradizioni culturali diverse, per il nascituro e per il morente.
La famiglia è il primo ambiente di formazione politica, dall'arredamento al vestito, all'auto, alle ferie, ai discorsi, alla preghiera: lì si alimentano coscienze che tutto valuteranno in base alla venuta del Regno di Dio.
No alla difesa dei propri interessi di categoria o di regione o di razza contro altre categorie, razze, regioni e no a mobilitazione solo per alcuni obbiettivi specifici senza ripensare una politica dei problemi globali. Con tutti ma a partire da una scelta preferenziale per gli Ultimi, non solo della Nazione ma del Pianeta. Perciò sì alla proposta di gravi sacrifici di tutti (a cominciare da Chi ne fa meno!) per ridistribuire i beni materiali con giustizia tra le classi e i Continenti: (vuol dire cancellare tre quarti del nostro consumo a favore del Terzo Mondo!).
L'affermazione che il benessere economico non è il valore supremo, soprattutto quando è realizzato a danno di altri: tutto è politica ma la politica non è tutto: "l'uomo non è ciò che mangia!" (Fenerbach). No all'identificazione del legale col giusto, sopratutto in tempi di economia globalizzata, spostamento e precarietà del lavoro, dimenticando la persona e le famiglie dei lavoratori: l'esistenza delle multinazionali che destabilizzano le nazioni e sfruttano il terzo mondo è una colossale forma di "disordine costituito". L'appello evangelico alla coscienza, al cuore dell'uomo; l'affermazione di Dio come unico Dio sgancia il credente da ogni matrimonio assoluto con questa o quella forza politica, collocandolo imprevedibilmente sempre "in avanti" (speranza teologale). E in Particolare il ripudio di ogni guerra che, come disse Papa Giovanni Paolo II "crea sempre più male di quanto ne vuol guarire". No alla guerra preventiva. No alla guerra che considera patria ogni posto dove esistono interessi per la "madre Patria".
La scelta professionale non è indifferente per il cristiano nè si giudica solo in base ai "gusti" personali o allo sbocco occupazionale. Il credente, ispirandosi all'amore come criterio fondamentale del suo vivere, sceglie la professione dove crede di poter meglio servire alla causa della liberazione dell'uomo e degli ultimi.
La celebrazione eucaristica diventa vissuta e stimolante celebrazione nel tempo dell'unità nell'altro mondo in cui saremo arrivati per vie, partiti e religioni differenti (Episcopato francese). Davvero nell'Eucarestia realmente vissuta si fonda l'unità dei cattolici. L'esperienza personale e comunitaria della Parola, dell'Eucarestia, della preghiera accoglie nel cuore dei convertiti la Potenza dello Spirito del Signore Risorto, attivo ed operante all'interno dell'umana vicenda!
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