Amore: quando il gesto coniugale è via alla santità
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Gen. 2,24: "E i due saranno una carne sola".
Il sesso è santo:
Quando non è un bisogno
ma tenerezza di un dono.
Quando il gesto del dono
celebra la volontà di giocarsi la vita per l'altro.
Quando il piacere genera la sensazione di perdersi nell'altro.
Quando mi sono prima
inginocchiato davanti all'altro, invenzione e frammento di Dio.
Quando l'altro non è mia conquista
ma trepidante dono dell'Altissimo.
Quando il ritmo del mio fisico si sintonizza col ritmo del suo fisico, cioè
del suo cuore.
Quando è fecondo sempre, talora nel grembo, nel cuore sempre dell'altro che
ne trae coraggio di altri doni a chi non ne ha.
Quando nel gesto trova spazio gaudioso il grazie all'Inventore.
Quando il gesto celebra il dono di una giornata donante.
Quando il gesto mi fa capace di sognare per me, per l'altro, per noi, per i
figli, per il mondo.
Quando l'intimità
dell'abbraccio vorrebbe dilatarsi all'abbraccio dei mai abbracciati.
Quando il gesto viene confusamente vissuto come anticipo dell'abbraccio
definitivo di Dio.
Quando la perfezione del gesto è attesa con impazienza nel regno dei cieli.
Quando l' intimità nascosta del gesto vorrebbe bussare alla porta del
mistero dell'altro.
Quando il gesto è vissuto
così libero da lasciarsi in quel momento guardare dal sorriso di Dio.
Quando le tenerezze sono
talvolta così quotidiane da non richiedere il gesto.
Quando, come dice l'Apostolo, si può
sostituire o precedere il gesto con la preghiera.
Quando, avanzando l'età,
il gesto perde in esuberanza ma conquista in profondità.
Quando avverto che una
perenne infermità dell'altro crocifiggerebbe il mio fisico, non il mio cuore.
Quando il gesto offre all'altro tutta la
conferma di stima di cui ha bisogno.
Quando col gesto scopro
finalmente nell'altro la mia propria bellezza.
Quando dopo il gesto
guardo il mondo con occhi più coraggiosi diventa valore "politico".
Quando l'astenersi dal
gesto genera nuove impensabili tenerezze.
Quando ricordo che è
stato aperto alla creazione di un immortale.