Le crisi valoriali e il fine dell’uomo: Tecnica e pragmatismo - 25 parole per un linguaggio etico e personale

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Le crisi valoriali e il fine dell’uomo: Tecnica e pragmatismo

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L’uomo interagisce con creatività, intelligenza, conoscenza e si rende disponibile per il bene comune con autodominio, sacrificio e solidarietà, che lo proteggono da modelli che lo confondono nella massa e gli disconoscono iniziativa e libertà. La redenzione salva e unisce gli uomini nella responsabilità reciproca e in quella sul creato, affidato al loro attivo impegno affinché il lavoro sia fecondo e compiuto (cf. Mt 25,34-36)[1].
In ciò la tecnica può aiutare il progresso, ma talvolta sottrae l’occupazione o rende servo l’uomo togliendo soddisfazione, creatività e responsabilità [2], ridicolizzando ogni critica etica come eccessiva e irreale[3].
Il desiderio di nuove libertà di azione pone a rischio l’equilibrio responsabile con i vincoli naturali[4] sulla materia, i cui frutti sono disponibili solo con un sapiente lavoro (cf. Gn 1,29) per il sostentamento, senza escludere, privilegiare, né degradare nulla e nessuno[5].
La libertà responsabile si esprime con una morale eticamente formata[6] nella cooperazione per aver parte del dono di Dio con laboriosità e intelligenza[7].

[1] Ioannes Paulus II, Litt. enc. Centesimus annus, n.51.
[2] Id., Litt. enc. Laborem exercens, n.5.
[3] Cf. R. Guardini, Il problema etico della nostra situazione culturale (1957), in Id., Opera omnia IV/1. Scritti sull’etica, Morcelliana, Brescia 2015, 342.
[4] Cf. Ibid., 339.
[5] Benedictus XVI, Litt. enc. Caritas in veritate, n.48.
[6] Ibid., n.70.
[7] Ioannes Paulus II, Litt. enc. Centesimus annus, n.31.
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