Le sorgenti d’ispirazione - Romanze di San Giovanni della Croce

Le Romanze di San Giovanni della Croce    link ai versetti commentati della VII Romanza
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Le sorgenti d’ispirazione

La spiritualità
Come confessore di La Encarna­ción ad Avila dovette commentare per iscritto le parole udite da S. Teresa nella preghiera: «Cer­cati in me»: per opinione della santa il suo commento era molto indicato per chi avesse seguito gli esercizi di S. Ignazio, trattando della unio­ne con Dio e della ricerca del Signore. Questo scritto ed altri scomparvero, ma ci sono pervenute alcune altre glosse: «Sono entrato dove non sapevo», e «Vi­vo senza vivere in me».
Nei nove durissimi mesi nel carcere di Toledo maturano le opere più conosciute. Tenebre, tribolazioni ed angosce lo costringono al rifugio nello Spirito consolatore, nella Parola del Signore, nelle immagini di oscurità e tenebre dell’Antico Testamento, riscontrabili nelle otto romanze di «En una noche oscura» e nella ricerca di ristoro con l’inciso «Que bien sé yo la fonte che ma­na y corre» che pare risponda alla samaritana (Gv 4,11): “¿De dónde sacas esa agua viva?”; questo inciso è nella poesia “cantar del alma que se huelga de conocer a Dios por Fe” che è intensamente pervasa ad ogni strofa da un ritmico, persistente, sofferente “aunque es de noche – anche se è notte”, segno delle notti di carcere che si susseguono senza ragionevole speranza.
Per sfuggire le tenebre, la ricerca della luce è nel Vangelo secondo S. Giovanni (Gv 12,46):
«Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre»
che deve aver guidato la riflessione sulla storia della sal­vezza al modo semplice delle catechesi di allora, il «Romance sobre el evan­gelio in Principio erat Verbum», che lo si può porre come prologo generale ai suoi scritti. In continuità alla creazione troviamo la decima romanza, sull’esilio con esplicito riferimento ad un salmo dell’esilio «Romance sobre el salmo Super flumina Babiloni», di tono autobiografico sulla propria umiliazione e, esiliato dai sacramenti, lontano dal Tempio.
Ci è invece giunta la confidenza che fece sull’ispirazione per la composizione del Cantico spirituale, le cui prime tren­tuno strofe furono scritte in carcere.
Un giorno udì salire dalla strada fin dentro il buio della cella il canto di un ritornello popolare:“¿Muérome de amores, Carillo,/ qué haré?”(Muoio d’amore, caro, cosa farò?)
Una ricerca d’amore certamente in consonanza con il cuore del santo.
Al ritornello seguiva la  risposta dispettosa e scanzonata “¡Que te mueras, alahé!”, che fu colta dal santo «come se essa venisse dal suo Amato che gli dava il permesso di morire per lui... e allora egli ripeteva infinite volte quelle parole, desiderando di dare la vita per Dio, per mano di Amore, tiranno dolcissimo dei veri amatori di Cristo», come se la voce non provenisse dalla strada, ma da un angelo appositamente inviato.

Nei successivi scritti e commentari (1578-1581), dei quali aveva compreso l’utilità per la cura delle anime dall’esperienza in Avila, si ritrova l’influenza del carcere:
·     Cautelas e il disegno de El Monte de la Perfección,
·     lo scritto Cuatro avisos a un religioso, simile e complementare alle Cautelas,
·     ulteriori romanze del Càntico espiritual,
·     inizia la Subida del monte Carmelo, quale commentario a En una noche oscura,
·     molti dei Dichos de luz y amor, sentenze spirituali.

Infine a Granada (1582-1588) intraprese:
·     un nuovo commentario di En una noche oscura, per i due li­bri Noche oscura;
·     La Declaración de las canciones que tratan del ejercicio de amor entre el alma y el Esposo Cristo, intitolata Cantico espiritual dal biografo e storico Jerónimo de san José,
·     le quattro roman­ze con l’incipit «¡Oh, llama de amor viva!» e relativi com­mentari.

Dell'epistolario sono pervenute solo trentatré lettere e alcuni fram­menti che, insieme ai disegni di Monti della perfezione o Monte Carmelo e del Cristo morto, presentano la santità di una persona di grande ricchezza dot­trinale e spirituale.
 
 
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