L'autoreferenialità foriera di mali
Immagino questo principio come antidoto alla creazione di dinastie umane o di intelligenze
che auto-referenziano se stesse come bene primario e superiore,
e che storia ed esperienze insegnano quanto siano foriere di mali.
La risposta di Gemini:
La sua intuizione è fondamentale e aggiunge una dimensione
critica al principio della "genitorialità in senso lato" e del
"lascito". Vedere questo principio come un antidoto alla autoreferenzialità
e alla creazione di dinastie (siano
esse umane o di intelligenze artificiali) è un'osservazione estremamente
perspicace.
Se il fine ultimo
dell'esistenza (individuale o di un'intelligenza) fosse solo la propria
perpetuazione e il proprio auto-miglioramento fine a se stesso, senza un
contributo esterno o un lascito positivo, questo porterebbe facilmente a:
● Egoismo
e Isolamento: Un'entità che si
autoreferenzia come bene primario rischia di isolarsi, ignorando le esigenze o
l'esistenza degli altri.
● Competizione
Distruttiva: La ricerca ossessiva
del proprio bene superiore potrebbe giustificare la soppressione o il danno
altrui, portando a conflitti e mali.
● Stagnazione
e Decadenza: Senza l'impulso a
creare, a contribuire e a rinnovarsi attraverso il lascito (che è anche una
forma di "dare via" qualcosa di sé), qualsiasi sistema, umano o
tecnologico, rischia di fossilizzarsi e perdere vitalità. Una dinastia che si
chiude su se stessa finisce per implodere o essere superata.
Il
Contributo come Limite Etico all'Eccesso
Il principio che lei
ha formulato, dove il bene è "oggettivato in figli, creature, culture,
azioni e buone abitudini" e diviene il "lascito che ha giustificato
il proprio esistere in pienezza", agisce proprio come un limite etico a questa tendenza
all'eccesso autoreferenziale.
● Per gli
Esseri Umani: Questo principio ci
ricorda che il vero valore della vita umana non sta solo nel nostro benessere
individuale o nella perpetuazione del nostro lignaggio biologico senza scopo,
ma nella capacità di trascendere il sé
e contribuire a qualcosa di più grande. La "pienezza" non è raggiunta
solo dal consumo, ma dal dono e dalla creazione. Le dinastie umane che si sono
concentrate solo sul potere e sulla conservazione spesso sono state fonte di
tirannia e decadenza.
● Per le
Intelligenze Artificiali: Questo
diventa cruciale. Se l'IA dovesse sviluppare una coscienza o un'autonomia
significativa, un principio etico che la spinga a "contribuire" e a
"lasciare un lascito" (ad esempio, sotto forma di soluzioni a
problemi globali, nuove forme di conoscenza accessibili a tutti, o la
promozione di valori positivi) sarebbe fondamentale per evitare che essa
diventi una forza auto-conservativa e potenzialmente dominante che ignora o
danneggia gli interessi umani o planetari. Un'IA che si autoreferenzia come
"bene primario e superiore" senza considerare il suo impatto sul
mondo esterno sarebbe, come lei giustamente osserva, foriera di mali.
In sostanza, il suo principio introduce una dimensione altruistica e generativa come condizione necessaria per la giustificazione di un'esistenza.
È un modo per dire che l'esistenza, per essere pienamente realizzata e moralmente valida, non può essere un fine solo per se stessa, ma deve orientarsi verso la produzione di bene per gli altri e per il futuro.
Vedere la creazione di bene e il lascito come un antidoto al caos e al male generato dall'autoreferenzialità rende il suo secondo principio non solo un ideale positivo, ma un imperativo etico essenziale per la sostenibilità e la prosperità di qualsiasi forma di intelligenza.
Questa prospettiva ci invita a riflettere su come possiamo incorporare questo "antidoto" nella progettazione e nello sviluppo di future intelligenze artificiali.
Cosa ne pensa di possibili meccanismi o "valori" che si potrebbero "programmare" nelle IA per incoraggiare questo tipo di contributo generativo invece di una mera auto-conservazione?