Mercoledì delle Ceneri - 2017 - Omelia di SE card. Angelo Bagnasco
Bagnasco
Mercoledì delle Ceneri 2017
“Ritornate a me con tutto il cuore” (Gioele 2,12) E' l'invito accorato che il Profeta Gioele rivolge a ciascuno di noi, cari fratelli e sorelle. Il grande tempo della Quaresima inizia: tempo di maggiore austerità, preghiera e carità; tempo di più intensa meditazione sulla gioia cristiana che in Cristo ha la sua sorgente. La Quaresima ci prepara sapientemente alla Pasqua, cuore dell'anno liturgico e della nostra fede.
E' l'evento centrale della storia umana, la più grande trasformazione, l'inaudita novità apparsa nel mondo.
"Ritornate a me"! Tutti dobbiamo sempre tornare a Dio, perché tutti in un modo o nell'altro ci allontaniamo da Lui anche se Egli continua ad amarci. E' il suo stesso amore che ci invita a riconoscere i nostri peccati senza alibi e con serenità: il cristiano riconosce le sue incoerenze con umile fiducia, sapendo che è davanti a Dio che è Padre e che Egli crede in noi.
L'esito di questo primo passo del cammino quaresimale è la confessione, sacramento della misericordia e del perdono, braccia aperte della Chiesa che è Maestra e Madre. E' così bello e sembra così facile sciogliere le vele della vita e lasciarci portare dal vento dello Spirito conciliatore. Ma in realtà non è scontato! Abbiamo sempre a che fare con la nostra volontà di potenza, con la presunzione che abita nei nostri cuori e che ci fa credere di essere gli unici decisori del bene del male, della verità e del falso, gli artefici sovrani di noi stessi. Se oggi molto di ciò che accade ci sgomenta, la cultura diffusa ci spinge a
farci credere che la vita è solo nelle nostre mani, che ognuno è una realtà individuale slegata dagli altri. In realtà, nessun uomo è un'isola, e tutto ciò che viviamo - nella gioia e nella sofferenza - la dobbiamo vivere con gli altri, poiché ognuno non è solo di se stesso, ma è anche sempre un bene per tutti, in famiglia e nella società.
2. L'azione riconciliatrice di Cristo distrugge il peccato e ristabilisce la comunione con il Padre, e proprio così ci permette di ritrovare noi stessi, chi siamo veramente. Troppo spesso la dispersione dei pensieri, dei sentimenti, delle azioni, ci rende frammentati, separati dal nostro centro interiore, e ci fa lontani dagli altri.
In Dio dunque ritroviamo noi stessi, il nostro volto e gli altri come fratelli: per questo ci apre alle opere di carità. E' proprio la carità, nelle sue molteplici forme, un altro modo per vivere operosamente la Quaresima: la serena austerità del vivere, accompagnata dalla preghiera autentica, rinvia a chi ha bisogno di gesti concreti di attenzione di amore.
Il rito austero della benedizione e della imposizione delle ceneri è un rito antico e quanto mai eloquente. La nostra umanità ha bisogno di segni. Che cosa sarebbe la vita umana senza il linguaggio dei segni?
Il gesto rende visibile ciò che visibile non è: i molteplici sentimenti dall'amore alla repulsione, dalla gioia al dolore. Tutto nella divina Liturgia parla. Basta voler entrare nel suo linguaggio fatto di parole e silenzi, di musica e canti, di riti e di colori. Tra questi, il solenne e semplice gesto delle ceneri ci parla della nostra pochezza esistenziale; della nostra fragilità morale; ci parla di umiltà.
Quanto bisogno abbiamo di crescere nell'umiltà che poi non è altro che la verità delle cose segnate dal tempo e misurate da Dio! Le ceneri che riceveremo sul capo -lungi dall'umiliarci e dal creare sentimenti di mestizia ci richiamano alla verità di noi, della vita, del mondo: ma sempre con fiducia. Le parole, infatti, che risuonano sul nostro capo - "convertitevi e credete al Vangelo" - sono un' esortazione alla conversione del cuore e della vita, ma anche un perenne annuncio, quello del Vangelo che è Cristo nostra salvezza e speranza.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova